I vostri racconti...


Se avete dei racconti di viaggio in luoghi particolari, sconosciuti o dimenticati, abbandonati o distanti dall'umanità, in Italia o nel resto del Mondo, e volete raccontare la vostra esperienza; oppure se volete dire la vostra opinione riguardo al futuro di paesi in stato di abbandono o degrado; o ancora se volete segnalarci dei luoghi abbandonati che vi hanno particolarmente impresso, inviateci i vostri racconti utilizzando questa mail: chiara.salvadori@pgmvideo.com. Saremo lieti di pubblicarli sul nostro blog!

Sondaggio a quiz 1

Vediamo la vostra conoscenza sull'argomento...
Da oggi cominceremo una serie di quiz mirati alla conoscenza storico-culturale di luoghi tristemente dimenticati, ma che meritano di essere ricordati, non solo per la loro bellezza, ma anche per la loro importanza. Il quiz verterà anche su argomenti sociali importanti e su aspetti ambientali di grande rilevanza legati al futuro delle nostre città e non solo...
La maggior parte delle soluzioni le potrete trovare all'interno del nostro blog utilizzando le chiavi di ricerca o le etichette sugli argomenti trattati. Presto metteremo anche in palio dei premi per chi darà la giusta risposta che comunicheremo alla scadenza del sondaggio.
Quindi buon divertimento!

Ecco la prima domanda:
Su quale monte si trova il bellissimo borgo fantasma di Pentedattilo? 

Potrete dare la vostra risposta a questo link o nell'apposita sezione nella colonna destra del blog.

14 gennaio 1968: il terremoto del Belice


Ricordiamo oggi una delle più grandi tragedie del nostro paese: il terremoto del Belice. Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968, esattamente 43 anni fa, un violento evento sismico di magnitudo 6.4 della scala Richter colpì una vasta area della Sicilia occidentale compresa tra la Provincia di Agrigento, Trapani e Palermo. Il terremoto venne subito sottovalutato ma la sua realtà si mostrò con terribile evidenza quando giunsero i soccorsi: le strade erano letteralmente risucchiate dalla terra e le città di Gibellina, Salaparuta e Montevago furono completamente rase al suolo. Le vittime furono 370 e 70.000 gli sfollati. Tra i 14 centri colpiti ci fu anche il bellissimo paese di Poggioreale che, fortunatamente, contò solo 4 morti, ma i danni dovuti al sisma costrinsero la popolazione ad abbandonare per sempre le loro case.

Poggioreale

Gibellina

Il terremoto del Belice mise tristemente a nudo lo stato di arretratezza in cui si trovavano le zone delle Sicilia orientale e la scarsa prontezza dei soccorsi in caso di gravi emergenze. I successivi stanziamenti, anzichè migliorare le condizioni degli abitanti e mirare a salvare il patrimonio artistico e architettonico di paesi come Poggioreale, diedero luogo a costruzioni faraoniche e spesso inutili, come l'opera d'arte di Alberto Burri che sui ruderi di Gibellina costruì un impianto labirintico di vie e isolati che mantengono l'impronta dell'antico tracciato del paese.
Oggi la splendida Valle del Belice sembra lentamente riprendersi grazie soprattutto all'operosità dei suoi abitanti, ma occorre fare ancora molto per salvare e salvaguardare le bellezze architettoniche e paesaggistiche di luoghi che stanno scomparendo...

Il terremoto del Belice e la storia di Poggioreale e Gibellina sono narrati nel documentario Ghost Town: Poggioreale. La nuova Pompei. Di seguito un estratto:



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Craco


Craco è una delle più belle città fantasma del mondo, un misterioso gioiello che l'Italia tiene gelosamente nascosto ma la cui fama si è diffusa ben oltre i suoi confini.
Situata sulla sommità di un colle che domina i solitari calanchi della valle del Cavone, in Basilicata, Craco sembra una piccola copia della vicina Matera. 
Sul monte più alto di questa valle argillosa formatasi quasi 7 milioni di anni fa, si formò l'antico insediamento la cui popolazione raggiunse persino i 2000 abitanti. L'insediamento di "Graculum", che in latino significa "piccolo campo arato", viene documentato per la prima volta nel 1060 ma la struttura del borgo antico appartiene al periodo tra il 1154 e il 1168. Grazie alla sua posizione privilegiata Craco fu un importante centro strategico militare durante il regno di Federico II.
Nel XV secolo la città si espanse intorno ai quattro palazzi principali: il Palazzo Maronna, con un bell'ingresso monumentale, il Palazzo Grossi, con volte a vela e splendidi motivi floreali, il Palazzo Carbone, che presenta un ingresso monumentale del '400, e il Palazzo Simonetti, con i suoi singolari medaglioni dipinti.

Calanchi
Affreschi

Nel 1799  Craco aderì agli ideali repubblicani di Innocenzo De Cesare, il movimento della borghesia rurale che si proponeva di rompere i rapporti con i nobili feudatari, e poi si assopì nel silenzio, fino all'ultimo tragico avvenimento del 1963...
Una frana di vaste proporzioni si portò via parte del borgo costringendo gli abitanti a lasciare progressivamente le proprie case. L'alluvione del 1972 fu un altro duro colpo e il paese scivolò ancora insieme ai muri di contenimento che dovevano sorreggerlo. Non tutti gli abitanti vollero lasciare il paese e alcuni sono rimasti lì fino alla loro morte.


Oggi Craco non frana più ed è continuamente monitorata. Il suo fascino quasi soprannaturale rievoca i fasti di un tempo, la sua effimera e vana bellezza sembra quasi un'illusione... 
La natura piano piano si sta impossessando del bel paese color ocra, un paese che nasconde misteri e storie di spettri che rivendicano la loro dimora nelle notti buie. C'è chi afferma di sentire urla strazianti, rumori di passi, e di vedere fioche luci che illuminano la desolazione del vuoto di una vecchia finestra.
La fama mondiale di città fantasma ha però condotto Craco verso un destino che forse non avrebbe mai immaginato, ovvero quello di essere un'ambito set cinematografico. Qui infatti sono stati girati numerosi film, da Cristo si è fermato a Eboli a King David, da Terra Bruciata a Quantum of Solace, fino a La Passione di Cristo, in cui ha fatto da sfondo alla scena dell'impiccagione di Giuda.
Ogni tanto si scorge qualche turista a Craco, attratto dal fascino e dal mistero dell'abbandono... Peccato però che le politiche del luogo siano rivolte allo sfruttamento economico del posto e non alla sua promozione artistico-culturale, per cui se un turista vuole innoltrarsi nel paese si trova costretto a pagare, sennò incorre in una multa. Questo tipo di politica mirata allo sfruttamento del luogo puramente in senso economico purtroppo non ci ha permesso di realizzare una puntata di Ghost Town su questo splendido e solitario paese avvolto nel silenzio...




Silent Hill: la vera ghost town


"Silent Hill è una ridente località di villeggiatura americana che sorge in riva al lago Toluca. È divisa in diverse aree, tra cui la parte antica della città e quella residenziale. La città ospita una stazione di polizia, un orfanatrofio, più di un ospedale e tutti i comfort per i turisti (negozi, alberghi, centri commerciali, parchi, bowling, ecc)."
Questa è la Silent Hill dell'omonimo e celebre videogioco, un survival horror dalla trama inquietante e paurosa. Costruita su un antico cimitero indiano, la città ebbe un passato travagliato che la portò ad essere popolata e abbandonata più volte, fino a diventare la sede di una setta che praticava sacrifici umani e necromanzia. Nel gioco Silent Hill è costantemente sommersa da una nebbia fittissima, da pioggia, neve e cenere che vengono giù in tutte le stagioni. Appena suona la sirena antibombardamento la città si trasforma nell'otherworld, una dimensione parallela distorta, dove ogni cosa, dagli edifici alle strade, muta, assumendo l'aspetto che avrebbe dopo un terribile incendio: ovunque bruciato, sangue e corpi appesi ai muri. Un purgatorio da attraversare in cui bisogna scegliere se affrontare i propri demoni o morire.

Una scena dal videogioco Silent Hill

Nel 2006 dal videogioco  è stato tratto un film, diretto da Christophe Gans, in cui la storia, seppur in parte diversa, nasce dal primo episodio della serie. Nel film Silent Hill è una città fantasma in West Virginia abbandonata nel 1974 a causa di un devastante incendio. La sceneggiatura in questo caso trae però spunto da una storia vera...

Scena tratta dal film Silent Hill, 2006



La città dell'incubo infatti è realmente esistita. Il suo nome non è Silent Hill, bensì Centralia e si trova nello stato della Pensylvania.
La città sorse all'inizio dell'800 sopra un enorme giagimento di antracite, carbone fossile puro al 95%, che venne estratto in quantitativi industriali fino alla fine del XIX secolo. Durante il periodo d'oro Centralia contava oltre 2.000 abitanti, ma nel maggio del 1962 un fatale incidente ha segnato per sempre il destino di ognuno di essi...
La vena carbonifera prese improvvisamente fuoco e l'incendio sotterraneo divampò a dismisura rendendo vano ogni tentativo di spegnerlo.
"Questo era un mondo in cui nessun essere umano poteva sopravvivere, più caldo del pianeta Mercurio, la sua atmosfera velenosa come quella di Saturno. Al centro dell'incendio le temperature superavano facilmente i 1.000°F. Letali nuvole di monossido di carbonio e altri gas turbinavano attraverso le fessure nella roccia."  David DeKok (1986)
Non si conoscono ancora per certo le cause effettive dell'incendio. Pare che il fuoco si sia scatenato dall'immissione di rifiuti ardenti in un deposito dismesso. Quel che è certo è che le conseguenze furono disastrose. Nuvole di cenere e fumo bianco coprirono la città, gli alberi morirono, l'asfalto si sciolse e ovunque si formarono crepe e voragini. Nel ventennio successivo la popolazione venne fatta progressivamente evacuare. Nel 1979 venne inserito un termometro nel sottosuolo per controllare il livello della benzina di un distributore malfunzionante e, con stupore, segnò 77.8°C. Nel 1981, inoltre, un dodicenne cadde in una voragine di 46m che gli si aprì improvvisamente sotto i piedi. Per fortuna sopravvisse grazie all'intervento del fratello.
Oggi Centralia è una città fantasma popolata da appena una decina di persone. Molti edifici sono stati abbattuti e in alcuni punti, dalle crepe nell'asfalto, esce del pericoloso monossido di carbonio. L'incendio sotto Centralia è ancora attivo e si calcola che lo sarà per centinaia di anni. La sua tragica sorte ne ha fatto una lugubre e tristemente istruttiva attrazione turistica.

Centralia prima del 1960
 
La miniera di Carbone

Centralia oggi

Oggi

Oggi

Il fumo che esce dal sottosuolo


Centralia



Link utili:

Da Castelnuovo a Camonti. Di Emilio Polverini.



“ Si comunica che nel pomeriggio di martedì 29 marzo 1994 è stata ritirata dal fronte della lignite l’ultima macchina di scavo ancora presente. / Con questo atto si conclude la fase produttiva della Miniera di Santa Barbara. […]”
Con questo scarno messaggio, inviato per conoscenza alle varie Unità dell’ENEL e Aree Operative interessate, ha termine l’avventura industriale del bacino lignitifero del Valdarno. Ben altri erano stati gli accenti quando l’ingegner Luigi Langer, dopo un lungo soggiorno presso l’Esposizione Universale di Parigi del 1867, prospettò per primo la possibilità di creare una grande e moderna industria mineraria e siderurgica nel Valdarno. E soprattutto ricordiamo l’enfasi con cui la stampa locale, negli anni 1956-1957, descriveva le mirabili realizzazioni che sarebbero state attuate con il “piano Santa Barbara”. Chi, nei paesi del bacino lignitifero, ha vissuto quel periodo ha ancora presente l’impaziente aspettativa del benessere che sarebbe arrivato con i nuovi impianti, dopo tanti anni di crisi e di depressione. Ci si immaginava un bengòdi che non sarebbe finito mai; ora, esaurita la lignite, sembra che quest’ultimo mezzo secolo sia trascorso in un attimo.
Naturalmente tutti prevedevano che la “coltivazione a cielo aperto”, prospettata dal piano Santa Barbara, avrebbe provocato sconvolgimenti nel territorio minerario. Erano ancora molto evidenti gli effetti causati dagli “sterri” nella seconda metà dell’800 e, ancor più vistosi, quelli provocati dalle escavazioni dei primi decenni del secolo scorso, sebbene i primi fossero stati effettuati quasi completamente a mano e le seconde con mezzi meccanici infinitamente meno potenti di quelli moderni. Ma nessuno immaginava l’entità del cambiamento che si sarebbe avuto alla fine dei lavori.
       L’industria mineraria provocò non soltanto la trasformazione fisica del territorio, ma generò anche modificazioni, non meno importanti, nella vita politica, sociale, economica e culturale dei paesi circostanti. Nuovi operai, fin dalla seconda metà dell’Ottocento, accorrevano da tutte le parti, soprattutto dalla Maremma e dalla Romagna, attratti dal miraggio di un lavoro sicuro e ben remunerato. Nel Comune di Cavriglia [...] e soprattutto nel paese di Castelnuovo, che in pochi anni raddoppiò la sua popolazione, si viveva un clima da “corsa all’oro”: prosperavano le bettole e cambiavano le antiche usanze. Purtroppo, date le caratteristiche della lignite, si alternavano periodi di grande espansione a periodi di drammatica contrazione, perché la richiesta di questo minerale aumentava enormemente quando eventi economici internazionali o guerre facevano scarseggiare, e quindi rincarare, i combustibili più pregiati. Nei periodi di crisi la maggior parte delle persone venute da fuori non ritornava nei propri paesi di origine: le risorse lavorative locali, quasi esclusivamente agricole, non erano in grado di sostentare una popolazione artificiosamente aumentata. Quindi disoccupazione, miseria, scioperi e lotte.
Tutte queste vicende, negative e positive, sono state studiate e descritte, in tutti i loro aspetti, in moltissimi libri, tesi, saggi e articoli pubblicati specialmente negli ultimi trent’anni. Ma un aspetto, un po’ particolare, mi pare sia stato soltanto sfiorato in qualche pubblicazione. Si tratta degli effetti causati, direttamente e indirettamente, dall’attività mineraria sugli edifici di culto e similari: chiese, cappelle, cimiteri, tabernacoli. Effetti, anche questi, negativi e positivi: distruzione o trasformazione di edifici esistenti, costruzione di nuovi e anche – cosa singolare che denota mancanza di efficace programmazione – costruzione e successiva distruzione dello stesso edificio sacro nell’arco di qualche decina di anni.
Oggi, a Castelnuovo Dei Sabbioni, la vecchia chiesa si erge ancora sul cocuzzolo dove un tempo sorgeva la rocca dell’antico castello. Attualmente tutto ciò che rimane del vecchio paese, comprese la chiesa e la canonica, è proprietà del Comune di Cavriglia. Tutto il complesso parrocchiale sarà destinato ad ospitare un Museo e un Centro di Documentazione delle Miniere. L’attività mineraria ha modificato e movimentato alquanto l’esistenza della chiesa di Castelnuovo... 

L'articolo è tratto da "CORRISPONDENZA", pubblicazione semestrale, Fiesole, anno XXVII n. 1 (51), 6 luglio 2007, pp. 10-13.

Di seguito un estratto dell'episodio di Ghost Town: Castelnuovo Dei Sabbioni - Il paese della memoria.